Fuori orario
Dal 16 al 22 luglio 2017
In onda dal 16 al 22 luglio 2017
Domenica 16 luglio 2017 RAI3 dalle 24.20 alle 06.00 (340’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
EUROPA 2001:
YORGOS LANTHIMOS E BÉLA TARR
con i film
ALPS
(Alpeis, Grecia, 2011, colore, dur. 89’ 46”, v. o. sott. in italiano)
Regia: Yorgos Lanthimos
Con: Angeliki Papoulia, Ariane Labed, Aris Servetalis, Johnny Vekris
Alps è ambientato ad Atene dove una squadra formata da un paramedico, un'infermiera, una ginnasta e il suo allenatore, sostituisce sotto compenso persone appena defunte per aiutare amici e parenti a lenire il dolore dell'elaborazione del lutto. Si fanno chiamare Alpeis (Alpi), perché possono rappresentare qualsiasi altra montagna al mondo ma non possono essere scambiate per altre vette. Ognuno di loro porta il nome di una delle vette della catena montuosa. Fra questi, Monte Rosa è la donna che si occupa di assistere in ospedale una giovane giocatrice di tennis che ha appena avuto un incidente e sta per morire. Senza rivelarlo agli altri membri del gruppo, la donna comincia a sostituirsi alla ragazza e ne assume a poco a poco l'identità. Le quattro "alpi" diventano quattro attori pronti a lavorare sul corpo, imitatori in cerca dell'identità di chi non c'è più per lenire l'angoscia e il dolore di chi resta. "Quale era il suo attore preferito?" chiedono i quattro membri del gruppo ai parenti dei defunti, a significare che è proprio dalla sfera emotiva dell'interpretazione attoriale che occorre partire per ricostruire quelle costellazioni familiari fatte di affetti e ricordi che servono a ricomporre le ferite della perdita.
KINETTA
(Id., Grecia, 2005, colore, dur. 93’ 52”, v.o. sottotitoli in italiano)
Regia: Yorgos Lanthimos
Con: Evangelia Randou, ArisServetalis, CostasXikominos, Youlika Skafida, Hector Kaloudis
Un poliziotto, un fotografo, una cameriera d’albergo, simulano in varie pose progressive la scena di un delitto per tentare di risolverlo. Film che non crede più neppure al luogo del delitto, che si affranca anche dal falso ritorno incarnato da qualunque set, da qualunque ripresa, da qualunque visione. Il cinema diventa coazione a ripetere di una detection doppiamente improvvisata, dagli attori e dal film. Il set stesso è ‘falsato’, improvvisato come falso. L’efferatezza della rimessa in scena, con la ragazza che più di una volta viene davvero ferita, è l’ulteriore livello di rifalsificazione di una troupe fantasticata. E nella fisica degli scontri ecco danzare selvaggia e insieme ipnotica una camera a mano che non ha nessun dogma da seguire se non l’istinto mobile di un occhio continuamente stupito dagli eventi, come se fosse all’oscuro di tutto, vibrante e barbarico ma quasi inserito per caso nello spazio degli eventi. L’azzurro e il rosa slavati aggiungono una tonalità perversa e misteriosa a questo film silenzioso (pochissimi dialoghi) e assordante, che si apre su un’azione già in corso e si chiude senza titoli di coda, nella perfetta coscienza teorica del non essere mai stati lì (in questo ricorda l’energia rocciosa del grande Alexis Damianos). La macchina da presa sovente sembra smarrirsi, perde gli attori, manca l’azione, precipita nel cono di luce del suo stesso falso movimento. Nelle miriadi di direzioni intraprese si staglia, forse, l’informe, tutto ciò che il cinema (non) è.
PERDIZIONE
(Karhozat, Ungheria, 1988, b/n, dur.114’ 48”, v.o. sottotitoli in italiano)
Regia: Béla Tarr
Con: Gabor Balogh; Janos Balogh; Peter Breznyik Berg
Karrer vive gia' da anni come tagliato fuori dal mondo, lontano da tutto. Passa il suo tempo osservando le benne della teleferica che si allontanano all'orizzonte, o vagabondando senza meta, sotto una pioggia incessante, per chiudere invariabilmente le sue giornate, qualunque sia la direzione presa la mattina, nella medesima taverna. Un giorno decide di coinvolgere nei suoi loschi affari il marito della cantante del Bar Titanic, per poter così avvicinare la giovane donna. Riesce ad allontanare l'uomo per qualche giorno, con la complicità di Willarsky, suo amico e proprietario del bar. Gli slanci affettivi mutevoli, che caratterizzano i rapporti tra questi quattro personaggi indissolubilmente legati gli uni agli altri dai loro interessi e sentimenti, provocano tra di essi conflitti e ravvicinamenti disperati. Sara' Karrer a uscirne sconfitto; a lui non restera' che l'odio e il desiderio di vendetta. Le tappe del suo calvario lo porteranno non alla redenzione, ma a cio' che rappresenta il peggio per l'uomo europeo: la morte che precede la morte, la solitudine totale, il naufragio nella perdizione.
Venerdì 21 luglio 2017 RAI3 dalle 4.30 alle 6.00 (90’ ca)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
LE ETA' DI ROSSELLINI (40 ANNI SENZA)
a cura di Fulvio Baglivi
con
FUORI ORARIO – L'ETA' DEL FERRO (prima parte)
L'Età del ferro, girato nel 1964 con Renzo Rossellini Jr. alla regia e la supervisione di suo padre Roberto, segna l'inizio della “enciclopedia rosselliniana”, una serie di film, spesso girati per la televisione e in più capitoli, in cui il regista di Paisà ripercorre le tappe dell'umanità dalla preistoria ai giorni nostri. Qui il filo conduttore è il ferro, metallo che ha permesso uno sviluppo tecnico in diversi campi e di cui gli Etruschi furono i primi a scoprirne le diverse caratteristiche e a diffonderlo tra le civiltà preromane.
Sabato 22 luglio 2017 RAI3 dalle 1.45 alle 6.00 (255’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
LE ETA' DI ROSSELLINI (40 ANNI SENZA)
a cura di Fulvio Baglivi
con i film
GERMANIA ANNO ZERO
(Italia-Germania, 1948, b/n, 71’17”)
Regia: Roberto Rossellini
Con: Edmund Meschke, IngetraudHinze, Franz Krueger, Barbara Hintz
Il tredicenne Edmund Koeler si aggira nelle rovine della Berlino distrutta all’indomani della guerra. Il padre è in valido, la sorella si prostituisce, il fratello è ricercato come ex nazista ed Edmund vive di espedienti, subendo l’influenza di un professore nazista. La macchina da presa di Rosselini segue minuziosamente questo essere innocente e vulnerabile, vittima sacrificale delle colpe dell’Europa, “un essere sottoposto a qualcosa che lo domina e che improvvisamente lo colpirà nel momento preciso in cui si trova libero nel mondo, senza aspettarsi nulla. E’ questa attesa che per me importa e che occorre sviluppare” (Rossellini). Abbandonato alla solitudine in una città spettrale, precipita nel suicidio dall’alto di un palazzo in rovina. Il capolavoro di Rossellini che Godard riprenderà in Allemagne Neuf Zéro.
FUORI ORARIO – L'ETA' DEL FERRO (parte 2 e 3)
L'Età del ferro, girato nel 1964 con Renzo Rossellini Jr. alla regia e la supervisione di suo padre Roberto, segna l'inizio della “enciclopedia rosselliniana”, una serie di film, spesso girati per la televisione e in più capitoli, in cui il regista di Paisà ripercorre le tappe dell'umanità dalla preistoria ai giorni nostri. Qui il filo conduttore è il ferro, metallo che ha permesso uno sviluppo tecnico in diversi campi e di cui gli Etruschi furono i primi a scoprirne le diverse caratteristiche e a diffonderlo tra le civiltà preromane.