Fuori orario
Dal 6 al 12 maggio 2018
In onda dal 6 al 12 maggio 2018
Domenica 6 maggio 2018 RAI 3 dalle 2.00 alle 6.00 (240’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
VAL DEL OMAR, IL LABORATORIO DELL’ESTASI
Fuori Orario dedica una notte a Val Del Omar, grande cineasta spagnolo, artista, tecnico e inventore visionario (un laboratorio di macchine e procedimenti da lui stesso artigianalmente elaborato), la cui opera sfugge a qualsiasi classificazione convenzionale: oltre la sperimentazione e l’avanguardia, un cineasta “totale” alla ricerca di una poesia del cinema fondata sulla luce e le sue vibrazioni, sulla materia tattile degli elementi fisici elementari, su esperienze sensoriali di espansione e vibrazione attraverso la scoperta e l’invenzione delle forme.
Fuori Orario ha presentato per primo in Italia gran parte della sua opera e alla scadenza dei diritti televisivi ripropone in una notte i suoi film, che sono ormai diventati una sorta di “classico” del nostro del programma.
con i film
TRIPTICO ELEMENTAL DE ESPAÑA
Acariño galaico (De barro) (Spagna 1961-1981-1995, b/n, 23', v.o. sott. it)
Fuego en Castilla (Spagna 1958-1960, col. e b/n, 17', v.o. sott. it)
Aguaespejo granadino (Spagna 1953-55, col. e b/n, 21', v.o. sott. it)
Regia, fotografia, montaggio, suono: José Val del Omar
Il "Trittico elementare di Spagna" è il nome che racchiude i tre "poemi audiovisivi" di José Val del Omar, inventore di forme, luci, ottiche, sistemi sonori e di ripresa. Il primo è dedicato alla Galizia, il secondo alla Castilla, il terzo a Granada. Val del Omar immaginò varie possibilità dell'ordine di proiezione del trittico, ma il suo preferito era in inversione all’ordine cronologico, dall'ultimo al primo in ordine di realizzazione.
GETTA IL TUO OROLOGIO IN ACQUA
Variazioni su una cinegrafia intuita di José Val del Omar
(Tira tu reloj al agua, Spagna 2003-04, colore, sonoro, 88')
Regia, (senza)sceneggiatura e montaggio: Eugeni Bonet (da materiali inediti di Val del Omar)
Un libero avvicinamento all'ultimo lavoro del regista andaluso partendo dai suoi materiali. Dopo gli elementari dell'acqua, del fuoco e della terra del Triptico, Val del Omar stava preparando un quarto film che sarebbe stato il vertice e il vortice della sua opera. Non fece in tempo a portarlo a termine. Nuove visioni di Granada danno vita a una dinamica e progressivamente sempre più astratta e copiosa estasi di immagini, in un tempo senza orologi, senza spazio, senza appoggio e senza suolo...
VARIAZIONI SU GRANADA
(Variaciones sobre una Granada, Spagna 1935, b/n, 3'11", muto)
Regia, fotografia, montaggio: José Val del Omar
VIBRAZIONI DI GRANADA
(Vibracion de Granada, Spagna 1935, b/n, 20', muto)
Regia, fotografia, montaggio: José Val del Omar
Prima di "Aguaespejo granadino" Val del Omar gira nella sua Granada due 'tentativi' di quello che diventeranno i suoi cinepoemi, appunto, "vibrazioni" e "variazioni" di quei luoghi e quelle immagini che torneranno dirompenti nel capolavoro successivo.
FILM FAMILIARE
(Pelicula familiar, Spagna 1935-38, b/n, 9', muto)
Regia, fotografia, montaggio: José Val del Omar
Riprese domestiche realizzate da Val del Omar a Granada con la sua famiglia: le due figlie, un bacio con la moglie, la città scenario di diverse sue pellicole.
STAMPE 1932
(Estampas 1932, Spagna 1932, b/n, 13'02”, muto)
Regia, fotografia, montaggio: José Val del Omar (e altri "missionari")
FESTE CRISTIANE/FESTE PROFANE
(Fiestas cristianas/Fiestas profanas, Spagna 1934-35, b/n, 51', muto)
Regia, fotografia, montaggio: José Val del Omar (con la collaborazione, per l'episodio della Settimana Santa di Cartagena, di Rafael Gil, Gonzalo Menéndez Pidal e Cecilio Paniagua).
Degli oltre trenta documentari realizzati da Val del Omar prima negli anni trenta per le "Missioni Pedagogiche della Repubblica", prima che i militari di Franco prendessero definitivamente il potere ne sono finora stati ritrovati solo quelli riuniti in Stampe 1932 e Feste cristiane / Feste profane, per lo più girati nella regione della Murcia. “Se Granada rappresenta la poetica dell’acqua in tutta la sua pienezza, le Fiesta marciana sono la poetica della luce, una luce – quella del Mediterraneo, che inonda i quattro elementi della natura ed è il simbolo dell’intangibile ciclo della natura” (Javier Herrera)
Venerdì 11 maggio 2018 RAI3 dalle 1.50 alle 6.00 (250’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
ARCHITETTURA IN ISRAELE
LO SPAZIO FUORI DAL TEMP(I)O
(1)
a cura di Fulvio Baglivi
con i film
ARCHITETTURA IN ISRAELE (episodi 1-7)
(Architecture in Israel, Israele/Francia 2012 col e b/n, v.o. sott. it.)
Regia: Amos Gitai
Amos Gitai oltre a essere un acclamato regista si è formato come architetto, avendo ottenuto una laurea in architettura e un diploma di dottorato presso l'università di Berkley in California. Suo padre, Munio Weinraub Gitai, è stato un architetto del Bauhaus ed ha lasciato una forte impronta sul figlio, che in questa serie ritorna al suo primo amore: l'architettura. In ciascuno dei 16 documentari Gitai incontra architetti, sociologi, archeologi, ricercatori e scrittori con i quali instaura un dialogo alla pari toccando differenti aspetti dell'architettura, dell'urbanistica, della conservazione e della progettazione. Ogni episodio è arricchito da materiale di repertorio che aiuta lo spettatore a immergersi in un universo affascinante, fornendo un quadro esaustivo dell'argomento trattato. Le costruzioni dell'impero Ottomano, quelle del Protettorato Britannico, l'eclettismo, il modernismo e anche l'architettura più brutale da semplici concetti prendono una forma concreta fornendo un affresco unico dell'architettura di un paese, Israele, che come nessun altro si è modellato attraverso le proprie costruzioni, divenendo una sorta di laboratorio in continuo fermento.
1. "L'architettura e i suoi riferimenti biblici". Dialogo con Dov Elbaum: Il tabernacolo e il tempio, storia dell'architettura religiosa
2. "L'architettura Nomade". Dialogo con Mussa Hujierat e Amnon Levine: la tenda come rifugio, storia degli insediamenti mobili
3. “Archeologia e architettura”
4. “Costruire e distruggere”
5. "La città bianca". Dialogo con Micha Levine: Tel Aviv e il Bauhaus, storia di un incontro
6. "L'architettura durante il Mandato Britannico". Dialogo con Ada Karmi-Melamede, la storia dell'architettura coloniale
7. "Le dinastie di architetti". Dialogo con Amnon Rechter, il lavoro degli architetti più prolifici in Israele
SMILE AND THE WORLD WILL SMILE WITH YOU
(SORRIDI E IL MONDO SORRIDERA’ CON TE, Palestina, 2014, col., 20’)
Regia: Ehab Tarabieh, Yoav Gross, Familie al-Haddad
Una notte come tante nel West Bank, i soldati israeliani entrano nelle case delle famiglie palestinesi alla ricerca di fantomatici nemici. Alle famiglie la legge permette unicamente di poter filmare la perquisizione, questa è una delle tante irruzioni che milioni di persone subiscono quotidianamente.
FUORI ORARIO – VENERDI’ SANTO, TERRA SANTA
(Italia, 2002, b&n e colore)
A cura di Ciro Giorgini
Schegge, eveline, frammenti, cronache del conflitto tra Israele e Palestina.
Sabato 12 maggio 2018 RAI3 dalle 2.15 alle 6.00 (225’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
ARCHITETTURA IN ISRAELE
LO SPAZIO FUORI DAL TEMP(I)O
(2)
a cura di Fulvio Baglivi
con i film
ARCHITETTURA IN ISRAELE episodi 8-12
(Architecture in Israel, Israele/Francia 2012 col e b/n, v.o. sott. it.)
Regia: Amos Gitai
Amos Gitai oltre a essere un acclamato regista si è formato come architetto, avendo ottenuto una laurea in architettura e un diploma di dottorato presso l'università di Berkley in California. Suo padre, Munio Weinraub Gitai, è stato un architetto del Bauhaus ed ha lasciato una forte impronta sul figlio, che in questa serie ritorna al suo primo amore: l'architettura. In ciascuno dei 16 documentari Gitai incontra architetti, sociologi, archeologi, ricercatori e scrittori con i quali instaura un dialogo alla pari toccando differenti aspetti dell'architettura, dell'urbanistica, della conservazione e della progettazione. Ogni episodio è arricchito da materiale di repertorio che aiuta lo spettatore a immergersi in un universo affascinante, fornendo un quadro esaustivo dell'argomento trattato. Le costruzioni dell'impero Ottomano, quelle del Protettorato Britannico, l'eclettismo, il modernismo e anche l'architettura più brutale da semplici concetti prendono una forma concreta fornendo un affresco unico dell'architettura di un paese, Israele, che come nessun altro si è modellato attraverso le proprie costruzioni, divenendo una sorta di laboratorio in continuo fermento.
8. "Il quartiere di Buchara a Gerusalemme". Dialogo con Dan Benaya Seri, l'architettura al di fuori delle mura di Gerusalemme
9. "L'evoluzione degli insediamenti umani nel corso del tempo". Dialogo con Dan Eytan, come è cambiato il concetto di insediamento
10. "L'ideologia del Kibbutz". Dialogo con Muki Tsur, la relazione tra un architetto e una realtà collettiva.
11. "I differenti campus dell'università ebraica di Gerusalemme". Dialogo con Diana Dolev, storia della costruzione dei campus.
12. "Le nuove città". Dialogo con Nachum Zolotov, Beersheva nel deserto del Negev, storia di una città.
EAU ARGENTÉE – SIRYE AUTOPORTRAIT 92’
(Ma’a al-Fidda, Siria/Francia, 2014, col. v.o. sott. it. )
Regia: Ossama Mohammed, Wiam Simav Bedirxan
Che cos’è il realismo? Che cos’è un’inquadratura fissa? Come si filmano i carnefici? Come si filmano le vittime? Cosa significa filmare o leggere un libro sotto un bombardamento (un libro intitolato La memoria dei corpi…)? Sono queste le domande che Ossama Mohammed e Wiam Simav Bedirxan fanno risuonare ad alta voce in Ma’a al-Fidda (Silvered Water, Syria Self-Portrait), esplicitando infine quel che di stupefacente – pur nell’immane tragedia – sta avvenendo negli ultimi anni in Siria. In Ma’a al-Fidda non si tratta solo di documentare la forma insieme dispersa e universale di una difesa guerrigliera fatta da mille occhi e centinaia e centinaia di telefonini e camerine, ma di riunirli tutti in un solo sguardo, coraggiosamente sottratto alla violenza da una giovane curda di Homs (Wiam Simav Bedirxan, co-regista), straniera in una città martoriata, sventrata, inondata di sangue, irriconoscibile, dove rimangono solo bambini e gatti mutilati che vagano fra le rovine. Si tratta di riflettere sulla semplice constatazione che tutto il popolo siriano filma: filmano i giovani pacifici che manifestano per le strade, filmano i torturatori nelle carceri, filmano i ribelli armati e filmano i militari del dittatore (una maratona, la definisce Ossama Mohammed, il film più lungo della storia). Non siamo più solo di fronte al grande vuoto, sporco e raccapricciante, di una guerra se vogliamo più sudicia ancora di molte altre. E non è solo che un film oggi può (e deve?) essere fatto di queste immagini altrui, l’avventura infinita dell’altro da sé. È che questa cosa di nome cinema, costretta tutte le volte a chiedersi cos’è veramente, è ancora capace di mostrare il punto invisibile della speranza, il fiore che semplicemente cresce ai piedi di una casa rasa al suolo. Capace di mostrarsi laddove l’umanità si bea dell’accecamento, e si dimentica di essere umana.
FUORI ORARIO – VENERDI’ SANTO, TERRA SANTA 90’15”
(Italia, 2002, b&n e colore)
A cura di Ciro Giorgini
Schegge, eveline, frammenti, cronache del conflitto tra Israele e Palestina.