Fuori orario

Dal 27 gennaio al 2 febbraio 2019

In onda dal 27 gennaio al 2 febbraio 2019

Domenica    27    gennaio    2019                             RAI3                 dalle  02.15  alle   06.00   (225’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

 

 

FULL OF LIFE / DOUBLE LIFE

COMMEDIE AMERICANE

                                                                             (3)

                                                          a cura di Roberto Turigliatto

 

L’AFFITTACAMERE                                   FILM

(Notorious Landlady, USA, 1962, b/n, 117’46”)  

Regia: Richard Quine

Con: Kim Novak, Jack Lemmon, Fred Astaire

Il diplomatico americano William Gridley  giunge a Londra e prende in affitto  l’ appartamento  dall’ affascinante signora Carla Hardwicke senza sapere che è sospettata da tutti di avere ucciso il marito. Scotland Yard non può procedere contro di lei perché il cadavere non è stato ritrovato.  Gridley è irresistibilmente attratto  dalla sua affittacamere, che continua a vivere nella stessa casa,  e vuole credere nella sua innocenza malgrado i molti indizi contrari gli facciano addirittura credere che potrebbe essere la prossima vittima. Pur riluttante,  è costretto dal suo superiore (Fred Astaire) a collaborare con Scotland Yard e indagare egli stesso su quanto avviene nella casa e su chi sia veramente la donna  di cui si è innamorato.

La sceneggiatura, tratta da un romanzo di Margery Sharp,  era stata scritta quattro anni prima da Blake Edwards con l’idea di fare un film alla maniera di Hitchcock, mescolando commedia e thriller, ed era rimasto nel cassetto della Columbia. Edwards cercò più volte di riacquistarla, ma finalmente Quine realizzò il film facendo riscrivere la storia in funzione della presenza di Kim Novak, reduce dai successi di Una strega in Paradiso e Vertigo. Nella sceneggiatura di Edwards “il ruolo principale era quello del personaggio maschile, quello di Jack Lemmon. La storia era costruita in funzione di quel personaggio. Tutto è stato cambiato” (Blake Edwards). Ma (anche attraverso l’attrice, oltre che per il titolo) il riferimento a Hitchcock non è scomparso.   

 

IL SIGNORE E LA SIGNORA SMITH                 FILM

(Mr. & Mrs. Smith, USA 1941, b/n, 90’37”)

Regia: Alfred Hitchcock

Con: Carole Lombard, Robert Montgomery, Gene Raymond, Jack Carson 

Da tre anni il matrimonio del signore e della signora Smith è retto felicemente  da regole fisse, una sorta di decalogo per  il benessere della coppia. Ma un giorno vengono a sapere dal loro avvocato che il loro matrimonio, per un vizio di forma,  non è valido e dovranno celebrarlo di nuovo. Le regole stabilite si infrangono, ognuno si considera libero di frequentare altri partner e dovranno passare attraverso le vicissitudini della  “commedia del rimatrimonio” prima di tornare ad essere coniugi.

Tratto da una sceneggiatura di Norman Krasna, fu l’unica commedia diretta da Hitchcock, anche se molti altri suoi film sono ricchi di contaminazioni tra suspense e commedia. Fu Carole Lombard, amica del regista,  a suggerirgli il soggetto  e a chiedergli di realizzare il film. Come notarono Chabrol e Rohmer la costruzione in soggettiva rende lo spettatore complice dei personaggi, “potremmo benissimo essere in un film di suspense”.

 

Venerdì     1  febbraio    2019                                 RAI3                 dalle  01.50  alle   06.00   (250’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

CONTACT

 (1) 

a cura di Lorenzo Esposito

 

CUORE DI TENEBRA                              FILM         

(Heart of Darkness, USA, 1994, col., dur. 103’04”)                                  

Regia: Nicolas Roeg
Con:  James Fox, Tim Roth, John Malkovich

Il lungo viaggio di Marlowe alla ricerca del capitano Kurtz. Tratto dal classico di Conrad, cui il grande Nicolas Roeg, recentemente scomparso, resta fedele alla sua maniera.

 

 

THE CANYONS            FILM

(Id., USA, 2013, col., dur. 95’ 21”)

Soggetto e sceneggiatura: Bret Easton Ellis

Regia: Paul Schrader

Con: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Amanda Brooks, Tenile Houston, Gus Van Sant

Christian, un produttore cinematografico che ama filmare i suoi rapporti sessuali; Tara, la sua fidanzata; Ryan e Gina, due giovani attori che recitano in un horror prodotto da Christian; Lindsay, un'ex attrice diventata insegnante di yoga; i cinque sono apparentemente coinvolti nella produzione di un film che sembra non interessare a nessuno: le loro relazioni mettono in moto una serie di eventi che sfoceranno in inganni, paranoia, crudeltà psicologica e violenza. Schrader prosegue nella perlustrazione del melodramma assoggettandolo alle logiche odierne, imboccando una direzione autoreferenziale in cui Hollywood suona allo stesso tempo ambientazione e metafora.

 

 

Sabato    2    febbraio    2019                                 RAI3                 dalle  01.50  alle   06.00   (250’)

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

 

CONTACT

 (2)

a cura di Lorenzo Esposito

 

 

 

COCOON – L’ENERGIA DELL’UNIVERSO                        FILM           

(Cocoon, USA, 1985, col., DUR. 112’21”)

Regia: Ron Howard

Con: Don Ameche, Hume Cronyn, Wilford Brimley, Maureen Stapleton, Brian Dennehy, Jack Gilford

Alcuni anziani recuperano improvvisamente la giovinezza immergendosi nella piscina della casa di riposo dove vivono. Scopriranno che questa energia vitale ha origini extraterrestri e quando un alieno propone loro di partire verso il pianeta dell’eterna giovinezza, accettano.

 

 

CONTACTOS                             

(t.l., Contatti, Spagna, 1970, b/n, 62’,  v.o. sottotitoli spagnoli)

Regia, montaggio, produzione : Paulino Viota

Sceneggiatura: Javier Vega, Santos Zunzunegui

Con: Guadalupe G. Guemes, Eka Garcia, José Miguel Gándara, Camino Gárriz, José Angel Rebolledo

Riscoperto da poco tempo come uno dei film maggiori della storia del cinema spagnolo, Contactos fu realizzato in piena dittatura con mezzi ridotti all’essenziale (macchina 16 mm., suono post-sincronizzato, riprese in pochissimi décor naturali  – tre interni e un esterno -  con sole cinque posizioni fisse della cinepresa in inquadrature frontali), senza autorizzazione ufficiale, in segreto e in fretta, di fatto quasi clandestinamente. Proibito dalla censura in Spagna, fu mostrato all’estero due volte:  da Langlois a Parigi nel 1971 alla Cinémathèque Française e lo stesso anno al Festival di Hyères, dove fu amato dal giurato Noel Burch, che ne scrisse diverse volte nei suoi libri. Pur avendo come trama  quotidiana la vita sotto minaccia di probabili militanti politici clandestini antifranchisti (una donna e due uomini provvisoriamente installati nelle camere d’affitto di uno stesso  appartamento),  Contactos si distacca  completamente dal cinema politico indipendente di quegli anni: “Invece di riferirsi ai codici narrativi convenzionali per descrivere il clima di oppressione imposto dalla dittatura, il film fa ricorso alle proposte estetiche più radicali del momento. Il titolo è ripreso da un brano di musica elettronica di Karlheinz Stockhausen e in effetti il film si svolge  secondo una logica quasi matematica di simmetrie e di ritmi” (Javier Moral), con una sobrietà formale vicina ai concetti della serializzazione (ma anche dell’apparente aleatorietà) propri  della musica d’avanguardia.  Altri riferimenti decisivi sono l’artista basco Jorge Oteiza (con le sue famose scatole vuote), il cinema di Straub e Huillet (soprattutto Cronaca di Anna Magdalena Bach), quello di Yasujiro Ozu (soprattutto per la luce, da poco scoperta da Viota in visioni televisive). Ma dove il film diventa ancor più sorprendente e quasi imponderabile è nell’architettura temporale: “la distruzione sistematica della struttura cronologica contrasta col rispetto scrupoloso del tempo all’interno delle singole scene, dando luogo a una decentralizzazione radicale dello spazio e del tempo, un’esperienza di frammentazione che evoca l’evoluzione quotidiana di un soggetto clandestino, sempre minacciato” (Javier Moral).  Il tempo del film è – nelle parole dello sceneggiatore Santos Zunzunegui – “quello che ci era stato rubato durante (e dalla) dittatura”. E Viota aggiunge: “Contactos è la cronaca di Anna Magdalena Bach senza la musica di Bach, dove il genio musicale è sostituito dall’atmosfera oppressiva del regime franchista”.  In un’intervista a Manuel Asin, Viota ha così descritto il finale del film, apparentemente interrotto: “ La fine del film è uno sguardo verso la macchina da presa, un motivo  classico del cinema moderno...Inoltre è un finale tradizionale, perché in fondo la storia è una storia tradizionale. Il film comincia e finisce come un film di John Ford: con un personaggio che arriva e un altro che dice che non continuerà, che è stanco di tutto. E il film finisce anche come un film nouvelle vague, con quello sguardo”.

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