Fuori orario
Dal 24 al 30 giugno 2018
In onda dal 24 al 30 giugno 2018
Domenica 24 giugno 2018 RAI3 dalle 00.40 alle 06.00 (320’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
RAGAZZI DAI CAPELLI VERDI
(3)
a cura di Simona Fina e Roberto Turigliatto
SHANGHAI DREAMS (FILM)
(Qīng Hóng, Cina, 2005, col., dur., 122’33”)
Regia: Wang Xiaoshuai
Con: Yuanyuan Gao, Bin Li, Yang Tang, Xueyang Wang
Fra il 1964 e il 1966, il governo popolare cinese, nel timore di una guerra con l’Unione Sovietica, trasferì alcuni grandi impianti industriali in lontane province dell’interno. Questa politica, detta "Terzo fronte", comportò lo spostamento di milioni di cinesi dalle grandi città industriali in remote località agricole o montuose abitate da popolazioni differenti dalla Han.
Il titolo originale del film è Qīng Hóng, il nome di una ragazza di diciannove anni che abita nella provincia di Guizhou, una regione montuosa e povera della Cina, assieme ai genitori, originari di Shanghai, e a un fratello più piccolo. I genitori, ex-rivoluzionari di mezza età ormai delusi, fanno piani per ritornare clandestinamente a Shanghai. La fanciulla, invece, è nata nel Guizhou, non ha quindi alcun legame con la grande città e un ritorno a Shanghai comporterebbe per lei abbandonare i luoghi e gli amici d'infanzia e, soprattutto, rompere i rapporti con Xiao Gen, un giovane operaio di cui è innamorata ma che è inviso al severo padre di lei.
Il film si svolge all’inizio degli anni Ottanta, quando il pericolo di un attacco sovietico non c’è più e gli adulti si chiedono come poter tornare a Shanghai e assicurare un futuro migliore ai loro figli. Mentre i figli si chiedono come evitare le rigide regole educative dei genitori e conquistare quella libertà che la musica pop sta facendo loro conoscere. Il tema centrale del film è evidentemente il fallimento dei modelli maoisti di organizzazione sociale, ma anche il conflitto bradisismico tra padre e figlia, la questione dell’educazione personale: un soggetto ancora tabù in Cina, che Wang affronta sfumando le contraddizioni e distribuendo le colpe tra le vecchie e le nuove generazioni. Così, alla fine, mentre la famiglia protagonista tenta una «fuga» verso Shanghai di cui non si conoscerà l’esito, la legge dello Stato ribadisce la propria centralità annunciando attraverso un altoparlante le pene (di morte) che sono comminate a chi ha infrante le regole. Vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes 2005.
"Il film è costituito dai miei stessi ricordi. La mia famiglia veniva da Shangai, ma fummo sradicati dalla città per seguire la fabbrica che dava lavoro a mia madre e ci trasferimmo nella provincia di Guizhou, esattamente come accade alla famiglia di Qing Hong nel film. I miei genitori erano tra le migliaia di cinesi che furono costretti a lasciare le loro città di origine per trasferirsi nell'entroterra industriale. Un film che volevo girare da tempo, dedicato ai miei genitori e a tutti quelli che hanno condiviso il loro destino" (Wang Xiaoshuai).
BELLAS MARIPOSAS (FILM RAI PRIOR. SFRUTT. CINEMAT.)
(Italia, 2012, col., dur., 101’)
Regia: Salvatore Mereu
Con: Sara Podda, Maya Mulas, Michaela Ramazzotti
Presentato alla Mostra di Venezia nel 2012 nella sezione Orizzonti, il film è stato girato in quartiere della periferia di Cagliari dove il regista ha trascorso una anno per conoscere il luogo e scegliere le due giovani attrici non professioniste. Il film racconta infatti la giornata di due adolescenti, Caterina detta "Cate" e Luna, la sua migliore amica. Cate spera di fuggire dalla periferia per fare la cantante "come Valerio Scanu o Marco Carta". Cate, alla cui voce fuori campo è affidato il commento della narrazione, vive con la sua disastrata famiglia: un padre disoccupato, una madre stanca e sfiduciata, una sorella maggiore ventenne con due figlie a carico, i fratelli maschi che navigano in un quotidiano di violenza, droga e degrado, senza una possibilità di futuro. La sua amica Luna, una specie di sorella elettiva, vive una situazione quasi identica. Le ragazze cercano di immaginare un futuro diverso, e il film ne mostra i movimenti e le derive attraverso la città nel corso di una giornata in cui tutto potrebbe cambiare.
Venerdì 29 giugno 2018 RAI3 dalle 01.50 alle 06.00 (250’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
Immagini parassitate da un intenso disturbo
(Paolo Gioli e Gianni Toti)
(1)
a cura di Donatello Fumarola
con
IMMAGINI DISTURBATE DA UN INTENSO PARASSITA (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1970, b/n, 36'26”)
di Paolo Gioli
«Di gran lunga il più complesso e faticoso lavoro da me attuato sulle immagini-video. Diviso da titoli-poema e da allocuzioni visual-strutturali, ha per protagonisti detti geometrici forniti dal quadrato in prima persona e da corpi plastici provenienti dal quadrato medesimo.» (P. Gioli)
PER UNA VIDEOPOESIA di Gianni Toti (1) 15'
SECONDO IL MIO OCCHIO DI VETRO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n, 10')
di Paolo Gioli
«La natura semi-scientifica che un po' si ritrova è data per via del meccanismo visivo stereostroboscopico a cui fa ricorso. Puntiglioso caricamento paradossale di alcuni profili vorticosi tra negativo e positivo su cui fa perno un sonoro di percussioni super-sincronizzato, dando vita a un groviglio solubile solo alla percezione più attenta di un test psicovisivo.» (P. Gioli)
PER UNA VIDEOPOESIA di Gianni Toti (2) 5'
IMMAGINI REALI IMMAGINI VIRTUALI (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n,dur. 10’36”)
di Paolo Gioli
«Film che ha scelto come master il proprio negativo e con sé totalmente finisce. Più precisamente quasi-positivo o non del tutto negativo, trattiene due personaggi in continua solitudine affliggendoli di visioni e apparizioni dell'età dell'uomo con l'età del cinema,» (P.Gioli)
FILM STENOPEICO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(L'uomo senza macchina da presa)
(Italia 1973-1981-1989, b/n e col. 13'32”)
di Paolo Gioli
«Questo film, come dice il titolo vertoviano, è stato eseguito senza macchina da presa, più precisamente con un utensile autoprogettato per restituire immagini liberate dall'ottica e dalla meccanica. Il sostituirsi alla cinepresa tradizionale fa parte di un mio ormai prolungato gesto verso la spoliazione di una tecnologia di consumo, tossico della creatività pura.» (P.Gioli)
PER UNA VIDEOPOESIA di Gianni Toti (3) 5'
COMMUTAZIONI CON MUTAZIONE (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1967, b/n e col., dur., 06’37”)
di Paolo Gioli
«Composto da formati di tre nature diverse e fatti coesistere: Super8, 16mm e 35mm in un unico supporto orgiginario 16mm, bianco. Le misure diverse hanno fatto sì che le loro interlinee primitive venissero a contatto e regolate (e con loro le immagini) da un unico ritmo diabolico.» (P.Gioli)
ANONIMATOGRAFO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n, 25'54”)
di Paolo Gioli
«Questo film è stato girato a passo uno e realizzato con durissimi avvicinamenti ottici. Anonimatografo: immagine rianimata di uno sconosciuto amateur d'inizio secolo imborghesito al focolare degli amici, con cinecamera a mano, interni e esterni circondati dalla guerra e dalle sorelle. (...) Volevo che da un non-film potesse nascere almeno un pre-film: piccola storia di innocente anonymous filmmaker com'è un poco la mia.» (P.Gioli)
TRAUMATOGRAFO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1973, b/n, 26')
di Paolo Gioli
«È un film come primo motivo di conforto per quelli che temono di morire sopra forche o palchi. Diviso in tre parti: nella prima il massacro visto mediante l'automobile, la terza sullo scontro bellico, al centro bambini che pantomimano movimenti sincopati dall'alto in basso. (...) L'alternanza della manomissione o non manomissione del suo moto originario, ci concede come motivo di conforto la visione bicorporea di sé, lungo il perimetro delle cadute da un residuo filmato di un particolarissimo e fatale slancio» (P.Gioli)
PER UNA VIDEOPOESIA di Gianni Toti (4) 5'
CINEFORON (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n, 10'47”)
di Paolo Gioli
«Omaggio filmico al mimo tedesco Helfrid Foron allievo di Etienne Decroux, che ha lavorato con acrobati e funamboli. Spesso ha collaborato con musicisti contemporanei tra cui Mauricio Kagell.» (P.Gioli)
HILARISDOPPIO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n, 25')
di Paolo Gioli
«Autoripresa: film girato senza operatore. Testimone unico: la cinecamera. Fissa, diretta su un unico perimetro, ubbidiente all'ordine dei fili a cui io davo forza: si ritrovano personaggi sdoppiantisi in filtrazioni asimmetriche dell'andare e venire di autoironie.» (P.Gioli)
PER UNA VIDEOPOESIA di Gianni Toti (5) 5'
DEL TUFFARSI E DELL'ANNEGARSI (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1972, b/n, dur., 09’20”)
di Paolo Gioli
«Il film narra dell'opinione che l'autore ha avuto per un certo tempo dell'acqua e di un suo tuffatore.» (P.Gioli)
FIGURE INSTABILI NELLA VEGETAZIONE (FILM CORTOMETRAGGIO) (Italia 1973, b/n, MUTO, 06'36")
di Paolo Gioli
«Trattasi di un accumulo di figure semi-stroboscopiche a tratti sotterranee all'occhio che dimorano nella corteccia che l'uomo ha nella sommità del cervello.» (P.Gioli)
L'OPERATORE PERFORATO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1979, b/n, MUTO, 9'18”)
di Paolo Gioli
«Film desunto da uno spezzone di un vecchio e anonimo film Pathé [Baby] avente la ben nota perforazione centrale a cui sono stati aggiunti brevi frammenti estranei. Al centro della perforazione un operatore sconosciuto tenta in qualche modo di filmare parte di una storia (di sé, di chi?) apparentemente riuscendoci. Implacabile, la perforazione centrale scassa e disturba l'immagine dell'operatore, diventando essa stessa protagonista centrale, sino a diventare quasi uno schermo.» (P.Gioli)
Sabato 30 giugno 2018 RAI3 dalle 02.00 alle 6.00 (240') Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
Immagini parassitate da un intenso disturbo
(Paolo Gioli e Gianni Toti)
(2)
a cura di Donatello Fumarola
con
Per una videopoesia. Concertesto e improvvideazione per mixer, memoria di quadro e oscillo-spettro-vector-scopio
(Italia 1980, col. 37')
di Gianni Toti
Prima videopera realizzata da Gianni Toti all’interno del settore Ricerca e Sperimentazione Programmi della Rai, Per una videopoesia si compone di frammenti autonomi (mai trasmessi dalla Rai) che attraverso l’uso di immagini, parola, suono e movimento, rispondono alla domanda: è possibile fare poesia in televisione? Toti riparte dalla storia della poesia visiva, dalle avanguardie del primo Novecento alla poesia del Gruppo 70, per entrare nel “do-poesia”: la “video-poesia”.
L'ASSASSINO NUDO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1984, b/n, MUTO, 42'20")
di Paolo Gioli
«Si sa che Muybridge è stato nel contempo un grande fotografo e un assassino, giustiziere dell'amante della moglie e nella sua station physiologique (come l'aveva definita per sé, Marey) pare non sia entrato un solo negro. SPogliava però donne di servizio, disoccupati, modelle di Stato, forzuti, malati e prostitute.» (P.Gioli)
Per una videopoesia. Concertesto e improvvideazione per mixer, memoria di quadro e oscillo-spettro-vector-scopio (prove)
(Italia 1980, col. 49')
di Gianni Toti
Prove per la videopera realizzata da Gianni Toti all’interno del settore Ricerca e Sperimentazione Programmi della Rai.
IL VOLTO INCISO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia, 1984, video da VHS, colore, sonoro, 40’26”)
di Paolo Gioli con la collaborazione di Paolo Gavioli
“Realizzato in occasione di una mia mostra fotografica dall’omonimo titolo dedicata agli
Etruschi di Volterra. Ho pensato di rendere come vivi i volti cinerei sopra i sarcofagi curiosamente a forma di televisore. Ho ripreso volti a colore di vivi conosciuti per sovraimprimerli a volti di marmo di morti sconosciuti, tentando di dare una identità come da vivi. Una batteria composta da un proiettore Super8, da uno 16mm e un altro per diapositive; il tutto ripreso da una telecamera diretta sull’unico schermo, fermentato dai tre coni di immagini tra colore, bianco e nero e velocità diverse. Le dissolvenze manuali e non, sono manuali nel senso proprio di mani, le mie e di altri, che si sono aggiunte in simultanea a fare
da otturatori variabili umani.” (Paolo Gioli)
SCHERMO-SCHERMO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1987, col., MUTO, 22')
di Paolo Gioli
«Una fissazione dello schermo è che non abbia spessore mentre sappiamo che viene irrorato da ben 24 fotogrammi sullo stesso punto, per infinite ore. Se potessero realizzarsi in un solido le immagini sommate, lo schermo sarebbe uno smisurato congelatore di fotogrammi.» (P.Gioli)
FILMFINISH (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1986-89, b/n, MUTO, 11'37")
di Paolo Gioli
«Questo film è costruito con la tecnica di ripresa del fotofinish attuato nelle gare sportive.» (P.Gioli)
QUANDO L'OCCHIO TREMA (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1989, b/n, MUTO, 11')
di Paolo Gioli
«Tutto è partito dal famigerato occhio tagliato bunueliano che ci sorprende ogni volta. Occhio di un bue, ma è l'occhio di una donna! IL turbamento dell'incisione è trasformato da me in turbamento saccadico, incontrollato dell'occhio, appunto, e della sua pupilla.» (P.Gioli)
FINESTRA DAVANTI A UN ALBERO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1989, b/n, MUTO, 12'19")
di Paolo Gioli
«Ho alcune finestre all'inglese e ciò mi ha obbligato a pensare alla finestra di Talbot - la sua prima immagine, forse, così come L'albero d'inverno.» (P.Gioli)
METAMORFOSO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1991, b/n, MUTO, 12'41")
di Paolo Gioli
«Si sa che la disposizione delle immagini disegnate da Escher non è per animazioni né per pre-animazioni; anzi, tutto il loro contrario. Le sue, paiono azioni di dissolvenze metamorfiche.» (P.Gioli)
FILMARILYN (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1992, b/n, MUTO, 08’39”)
di Paolo Gioli
«Questo breve film, mi sembra, alla fine, come (se lo) avessi ritrovato in qualche parte completamente dimenticato, come fosse stato un provino pre-cinematografico non riuscito.» (P.Gioli)
IMMAGINI TRAVOLTE DALLA RUOTA DI DUCHAMP (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia 1994, b/n, MUTO, 12'09")
di Paolo Gioli
«Duchamp è certamente complesso quanto Joyce e, per fare qualcosa su di lui, ho provato a dedicargli questo breve poemetto filmico agendo solo su alcune immagini di immagini delle sue opere tratte sempre da libri e cataloghi (cioè dall'inchiostro).» (P.Gioli)
VOLTO SORPRESO AL BUIO (FILM CORTOMETRAGGIO)
(Italia, 1995, video da 16mm, b/n, muto, 09'28”)
di Paolo Gioli
“Da vecchie lastre di un anonimo fotografo degli anni ’50 ho ricavato questo impossibile film (lastre che hanno contribuito anche a comporreun mio piccolo libro dal titolo Sconosciuti). Fotogramma per Fotogramma, lastra per lastra con lembi di luce riflessae lembi di decine di volti, ho provato a sottoporli a un unico flusso cinetico pensando ad un solitario, singolo volto emerso dal buio.” (Paolo Gioli)