Fuori orario
Dal 10 al 16 marzo 2019
Domenica 10 marzo 2019 RAI3 dalle 02.45 alle 06.00 (190’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
UN OCCHIO APERTO SULLA VITA
IL CINEMA DI LUIGI COMENCINI
(6)
a cura di Fulvio Baglivi
CUORE (4,5,6 Puntata)
(Italia, Francia, Svizzera, 1984, sceneggiato tv in sei puntate, colore)
Regia: Luigi Comencini
Con: Johnny Dorelli, Giuliana De Sio, Bernard Blier, Laurent Malet, Andrea Ferreol, Ugo Pagliai, Eduardo de Filippo, Paolo Paoloni, Valeria D’Obici, Victor Poletti
L’Italia entra in guerra contro l’Austria-Ungheria. Enrico Bottini è un ufficiale di complemento, già studente di ingegneria, che sta partendo per il fronte con grande entusiasmo. Enrico incontra alla stazione un suo vecchio compagno delle elementari, suo grande amico in classe, ora divenuto ferroviere. Insieme rievocano gli anni della scuola, i compagni, il maestro, le piccole storie e dell’anno scolastico trascorso insieme. Ma i valori insegnatigli dal padre e dalla scuola – tra tutti l’amor di patria e il senso del dovere - cominciano a vacillare di fronte all’assurda ecatombe di quella guerra. Più volte portato sullo schermo, il libro di De Amicis viene posticipato da Comencini fino all’inizio della prima guerra mondiale, con una reinterpretazione senza retorica del testo letterario e di tutti i personaggi. I racconti mensili del libro sono trasformati in brevi film muti proiettati nella palestra della scuola. Lo sceneggiato andò in onda dal 4 ottobre all’8 novembre 1984.
Venerdì 15 marzo 2019 RAI3 dalle 02.00 alle 06.00 (240’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
RAGAZZI DAI CAPELLI VERDI
(4)
a cura di Simona Fina
BELLISSIMA FILM
(Id., Italia, 1951, b/n, dur.111’05”)
Regia: Luchino Visconti
Aiuto regista: Francesco Rosi
Soggetto: Cesare Zavattini
Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Francesco Rosi, Luchino Visconti
Musiche: Franco Mannino, ispirate a temi de L'elisir d'amore di Donizetti
Con: Anna Magnani, Walter Chiari, Gastone Renzelli, Tina Apicella, Tecla Scarano
Nastro d'argento alla migliore attrice protagonista (Anna Magnani)
Quando il regista Alessandro Blasetti cerca una bambina per un suo film, si precipitano al concorso una moltitudine di mamme e bambine tra cui Maddalena (Anna Magnani) e la figlia di otto anni.
Per preparare la piccola al casting, la madre, accecata dall'illusione del successo della figlia, sacrifica economicamente la famiglia e farà i conti con i raggiri e gli abusi del mondo dello spettacolo...
L'incontro tra Visconti e la Magnani risale ai tragici giorni del ‘43, quando Anna Magnani ospitò per alcuni giorni Luchino Visconti, ricercato per attività antifasciste durante l'occupazione tedesca a Roma. In Bellissima (una delle migliori opere di Visconti, tra le meno apprezzate dalla critica), la presenza di Zavattini come sceneggiatore e di Anna Magnani come protagonista avrebbe dovuto portare al più neorealista dei suoi film; invece ne viene fuori una feroce critica sui metodi del neorealismo, del cinema e dei modi in cui esso sconvolge la vita dei personaggi popolari. Il popolo di Visconti in Bellissima è pieno di impietosi contrasti e contraddizioni, anticipando di decenni l'analisi delle distruttive aspirazioni piccolo-borghesi presenti negli strati popolari della società.
Bellissima è stato da subito considerato come il film dell'abbandono, da parte di Visconti, del neorealismo, di cui, soprattutto dopo La terra trema veniva considerato uno dei massimi interpreti.
Del resto, sin dal 1948, era stato lo stesso Visconti a rifiutare ogni inquadramento preconcetto, ironizzando sui "neorealisti più realisti del re" e sulla «ottusità di chi vuole mettere etichette e confini alla libertà creativa. Mi sembra – scriveva Visconti – che il neoralismo cominci a diventare una assurda etichetta che si è attaccata come un tatuaggio e che invece di designare un metodo, un momento, diventa una limitazione totale, una regola».
Infatti, Bellissima è un film disperante e grottesco sul falso mito del cinema, sull'assoluta inconsistenza morale ed ideale del mondo del cinema, un film feroce sulla "filosofia" del neorealismo che viene ribaltata criticamente: qui la rappresentazione del popolo è piena di contraddizioni, realizzata con l'occhio impietoso di chi sa che i sogni sono destinati ad infrangersi di fronte alla ferocia della realtà. Illusione e disincanto (raccontati con schiettezza da una delle maggiori interpretazioni della Magnani), che saranno i perni del radicale mutamento antropologico dell'Italia a partire dagli anni del cosiddetto boom economico fino ai giorni nostri.
I BAMBINI CI GUARDANO VERSIONE RESTAURATA FILM
(Id., Italia, 1942/43, b/n, dur.80’29”)
Regia:
Soggetto: Cesare Giulio Viola
Sceneggiatura: Vittorio De Sica, Cesare Zavattini, Cesare Giulio Viola, Margherita Maglione, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi
Fotografia:Giuseppe Caracciolo, Otello Martelli
Montaggio:Mario Bonotti
Musiche:Renzo Rossellini
In una famiglia borghese di Roma, Dina, moglie di Andrea e madre del piccolo Pricò, decide di abbandonare il tetto coniugale per scappare con l’amante. Andrea, sorpreso per questa fuga inaspettata, chiede aiuto ai parenti per accudire il figlio. Sballottato da un luogo all’altro, Pricò finisce per ammalarsi gravemente. La malattia del bambino induce Dina a tornare indietro e a chiedere di essere riaccolta. Il marito accetta il ritorno della moglie solo grazie alle insistenze del piccolo. Poco per volta in famiglia le cose migliorano: il piccolo guarisce, Dina e Andrea sembrano riscoprire la serenità coniugale. Tuttavia, durante una vacanza “madre-figlio” al mare, l’amante di Dina si ripresenta. Pricò, scoperto per caso il ritorno di fiamma della coppia, tenta di scappare a Roma dal papà. La paura per la fuga del bambino non ferma la donna dall’intenzione di filare via di nuovo con il compagno. Per Andrea il colpo è tremendo: sistemato Pricò in un istituto, si uccide. A Dina non servirà un mesto ritorno dal figlio per riacquistare la sua fiducia. Sarà lui, questa volta, a rifiutarla e a preferirle la vita in un convitto. Gli occhi di Pricò sono gli stessi di Edmund, il bambino che vaga per le macerie di Berlino in Germania anno zero di Rossellini del 1948.
I bambini ci guardano, tratto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola, segnò la prima collaborazione di De Sica con Cesare Zavattini e il primo tassello di una trilogia di capolavori sull'infanzia che comprende Sciuscià e Ladri di biciclette. Fu anche il primo film in cui De Sica non comparve come attore, una scelta compiuta per marcare il distacco dalla sua precedente carriera di divo del cinema dei telefoni bianchi.
Il film di De Sica fu realizzato tra il 1942 e il 1943, ma uscì solo l'anno dopo, in piena guerra mondiale. È unanimemente considerato, con Ossessione di Visconti e Quattro passi tra le nuvole di Blasetti, uno dei precursori del Neorealismo, il movimento che con Roberto Rossellini, e proprio Vittorio De Sica, impose dal 1945 il cinema italiano in tutto il mondo con il suo racconto scarno delle vicende degli umili, che con la loro forza d'animo provano a resistere in un mondo ancora profondamente segnato dalle crudeltà della guerra.
Sabato 16 marzo 2019 RAI3 dalle 02.00 alle 06.00 (240’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
RAGAZZI DAI CAPELLI VERDI
(5)
a cura di Simona Fina
IL SEGRETO
(Italia, 2013, col., dur. 88’56”)
Regia: cyop & kaf
Con: Ivano Calabria, Luigi Provenzano, Antonio D’Amato, Mimmo Russo, Emanuele Criscuolo
Girato nei vicoli dei Quartieri Spagnoli di Napoli, Il segreto segue le avventure di una banda di ragazzini alle prese con una frenetica quanto misteriosa ricerca. Ogni pomeriggio, divisi in piccoli gruppi, si dirigono nei quartieri eleganti della città. Raccolgono abeti dismessi dopo le feste natalizie e li nascondono in uno spazio abbandonato tra i palazzi. È il loro “segreto”. Per difenderlo dagli assalti dei nemici, reali o immaginari, la mattina si marina la scuola e la notte si monta la guardia fino a tardi. Per raggiungere il loro obiettivo sono disposti a scavalcare ogni ostacolo, dai vicini del quartiere che si lamentano degli schiamazzi, fino ai vigili urbani che minacciano di sequestrare tutto per ragioni di ordine pubblico. A guardare più da vicino però si scopre l’esistenza di regole interne, di codici di comportamento, di consuetudini che si tramandano da una generazione all’altra. Sono gli stessi bambini che a scuola appaiono svuotati, pigri, demotivati, oppure, all’opposto, incontenibili e irrequieti. In quei giorni li ritrovi invece appassionati, assorti e disciplinati. Nel gioco avventuroso che hanno costruito con le proprie mani appaiono trasformati. Solo un imprevisto dell’ultima ora rischierà di rovinare la festa, prima che si accenda il fuoco rituale.
Dopo la menzione speciale della giuria al Torino Film Festival nel 2013, il film ha ricevuto a Parigi il premio “Joris Ivens” nel marzo 2014, assegnato al vincitore del concorso internazionale del festival Cinema du Réel per la migliore opera prima, nonché la menzione speciale della giuria giovane dello stesso festival.
MAICOL
(Id., Italia, 1988, col., dur., 80’15”)
Regia: Mario Brenta
Con: Simone Tessarolo, Sabina Regazzi, Giovanni Crespi, Maria Teresa Oldani, Monica Saccomandi, Santo Sariotti
Maicol ha cinque anni e vive con la mamma Anita, operaia in una fabbrica di Milano. Il bambino gioca sempre da solo ed è chiuso in un mondo tutto suo da cui sembra uscire solo quando vede il film 'Dune'. Anita, a sua volta, non ha ancora accettato la responsabilità di madre e tratta il figlio con indifferenza. L'unica preoccupazione nella vita della donna sembra essere il suo rapporto con Giulio, un uomo che la fa soffrire e che sembra sempre pronto a piantarla in asso da un momento all'altro. Una sera, Anita ha in programma di andare al cinema con il suo compagno ma non riesce a trovare nessuno disposto a prendersi cura di Maicol, così lo porta con sé. Durante il viaggio in metropolitana, Anita vede dal finestrino Giulio con un'altra donna e scende in tutta fretta dal vagone. Purtroppo le porte della carrozza si chiudono velocemente e il piccolo rimane da solo a bordo del mezzo pubblico. Inizia per lui un'odissea notturna in cui diverse persone cercheranno invano di aiutarlo fino a che la metro giunge alla fine della corsa. E' la polizia a mettere fine all'escursione notturna di Maicol, che viene riconsegnato a sua madre che, nel frattempo, non si era curata di cercare il figlio perché era troppo occupata nella ricerca del fidanzato fedifrago...