Fuori orario
Dal 27 novembre al 3 dicembre 2016
In onda dal 27 novembre al 3 dicembre 2016
Domenica 27 novembre 2016 RAI3 dalle 01.40 alle 6.00 (260’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
PARTIE(S) DE PLAISIR
a cura di Roberto Turigliatto
con i film
TUTTI I RAGAZZI SI CHIAMANO PATRICK
(Tout les garcons s’appellent Patrick, Francia, 1959, b/n, 19’43”’, v.o. sott. it.)
Regia: Jean-Luc Godard
Con: Anne Collette, Jean-Claude Brialy, Nicole Berger
Nei giardini del Luxembourg, due studentesse incontrano entrambe un ragazzo di nome Patrick e si accorgono che non è una coincidenza. “Maurivadage in forma di reportage”, secondo la definizione di Truffaut, il film di Godard trasforma una sceneggiatura di Rohmer che faceva parte del progetto – solo in parte realizzato – di una serie di piccole commedie dal titolo complessivo “Les Aventures de Charlotte et Véronique.”
SPOSTAMENTI PROGRESSIVI DEL PIACERE vietato ai minori di 14 anni
(Glissements progressifs, Francia, 1971, col., 94’, v.o. sott.it.)
Regia : Alain Robbe-Grillet
Con: Anicée Alvina, Olga Georges-Picot, Jean-Louis Trintignant, Michael Lonsdale, Jean Martin, Isabelle Huppert
Alice viene trovata dalla polizia accanto al cadavere nudo dell’amica Nora, assassinata con un paio di forbici infilato nel cuore. Alice rifiuta di ammettere il delitto e sostiene che un uomo in possesso delle chiavi si è insinuato nell’appartamento. Non viene creduta ed è condotta in una sorta di strano carcere- convento gestito da suore che nei sotterranei puniscono le detenute con umiliazioni e pratiche sadiche. Nel corso delle indagini, Alice incontra un’avvocatessa, dalla strana somiglianza con Nora, che la conduce nella casa del delitto. Arriva la notizia dell’arresto del colpevole, ma i conti non tornano quando anche l’avvocatessa vien trovata con una lama di forbice nel cuore e tutto sembra ricominciare da capo. Con citazioni da Storia dell’occhio di Georges Bataille.
ROULETTE CINESE
(Chinesische Roulette, Francia-Germania, 1976, col., 82’24”, v.o. sott. it.)
Regia: Rainer Werner Fassbinder,
Con: Margit Carstensen, Alexander Allerson, Anna Karina, Macha Méril, Ulli Lommel, Andrea Schober, Brigitte Mira
Fassbinder inserisce nella sua famiglia di attori due attrici godardiane (Karina e Méril) e riecheggia nelle forme della messa inscena il titolo del suo famoso saggio dedicato a Chabrol: “Insetti in una gabbia di vetro”, non senza rimandare nello stesso tempo al Bunuel di L’angelo sterminatore.
Un uomo d’affari,Gerhard Christ, organizza un week-end con l’amate francese, Irene, nella sua vilal di campagna. Ma anche la moglie Ariane si ritrova nela stessa casa insieme al suo amante, Kolbe, il segretario del marito. Come avviene tra persone di classe i due coniugi non provocano alcuna scenato e decidono di passare il week-end col rispettivo amante. Ma l’incontro è frutto della macchinazione di Angela, la figlia dei Christ. Nella villa sono presenti altre tre persone: Traunitz, l’infermiera muta della bambina, la governante ex-nazista Kast e il suo strano figlio Gabriel. Tra gli otto personaggi, ognuno con le sue maschere e tra cui si indovinano legami inconfessabili, si instaura un’atmosfera di profonda tensione che tra gli specchi e le vetrate della casa labirintica sfocia prima in un gioco al massacro puramente verbale e poi, su proposta di Angela, in una sfida alla roulette cinese. Ariane uccide Traunitz e, mentre una didascalia riporta la formula del rito nuziale che termina con il fatidico “…finché morte non vi separi”, si ode un secondo colpo di pistola, di cui non conosceremo né l’autore né la vittima.
UNA STORIA D’ACQUA
(Une Histoire d’eau, Francia, 1958, b/n, 11’53”, v.o. sott. it.)
Regia. Jean-Luc Godard, François Truffaut
Con: Jean-Claude Brialy, Caroline Dim
La giornata di una ragazza bloccata nell’Ile de France dalle inondazioni stagionali e che tenta diraggiungere la capitale a piedi, in barca o in auto in compagnia di un giovane autostoppista dal gusto spiccato per l’arte della digressione. Da un’idea di Truffaut e Godard accolta dal produttore Pierre Braunberger (lo stesso di Renoir e Une partie de campagne), girato sul momento durante le inondazioni, terminato e montato da Godard. Nel titolo originale gioco di parole con Histoire d’O.
Venerdì 2 dicembre 2016 RAI3 dalle 01.50 alle 6.00 (250’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
NOCTURAMA
a cura di Roberto Turigliatto
IL PICCOLO CAOS
(Das kleine Chaos, Repubblica Federale Tedesca, 1966, b/n, 9’, v.o. sott. it.)
Regia: Rainer Werner Fassbinder
Con: Marite Greiselis, Christoph Roser, Rainer Werner Fassbinder, Greta Rehfeld
Tre giovani che vendono di porta in porta abbonamenti e riviste decidono di svaligiare l’appartamento di una donna. Secondo cortometraggio di Fassbinder, dove riecheggiano i ricordi del film di gangster americano.
BANDE À PART
(Bande à part, Francia 1964, b/n, 92’, v.o. sott. it.)
Regia: Jean-Luc Godard.
Con: Anna Karina. Claude Brasseur , Sami Frey
Tra série noire, commedia dei sentimenti e burlesque, Odile, Arthur e Franz organizzano una maldestra rapina nella in una casa della banlieue parigina. Un film che piacerà a Quentin Tarantino.
«Nel “prossimamente” del mio film dico: “Un film francese d’atmosfera di prima della guerra”[…] Come nei romanzi che non sono stati portati al cinema prima della guerra,: certi romanzi di Simenon, di Queneau. Per esempio, Loin du Rueil. Ho cercato di rendere questo clima populista e poetico d’anteguerra. […] Le Mépris era stato a colori, in scope, girato in Italia, e il modo migliore per me per cambiare direzione era pormi dei limiti. Mi sono detto: “Farò di Bande à part un piccolo film di serie Z come certi film americani che mi piacciono”, come i film di Fuller, qualcosa di questo tipo…»
GLI DEI DELLA PESTE
(Götter der Pest, RFT, 1969, b/n, 88’, v.o. sott. it.)
Regia: Rainner Werner Fassbinder
Con: Harry Bar, Hanna Schygulla, Margarethe von Trotta, Günther Kaufmann, Ingrid Caven
Sempre prodotto da Antiteater, sempre girato a Monaco, questo film continua il ciclo iniziato con L’amore è più freddo della morte, film che, al di là dei riferimenti al noir americano, era dedicato in realtà a Claude Chabrol, Eric Rohmer, Jean-Marie Straub e Lino Brocka.
Franz Walsh esce di prigione e si reca dalla sua ex-amante Joanna, che fa la cantante in un locale notturno. Cerca suo fratello Marian e scopre che è stato assassinato. Günther, che si fa chiamare il Gorilla, confessa di averlo ucciso lui. “Marian ha cantato – dichiara – era un ordine” Nal frattempo Franz ha fatto la conoscenza di Margarethe e ha lasciato Joanna. Franz, Günther e Jo, un gangster sulla via del tramonto che si è ritirato a vivere in campagna, decidono di rapinare un supermercato. Joanna, delusa dal tradimento di Franz, li denuncia. Non è la sola. Anche Margarethe confesssa tutto per amore di Franz. Viene compiuta la rapina. Franz e il direttore del supermercato rimangono uccisi, mentre il Gorilla riesce a fuggire e uccide Carla, la proprietaria di un sex-shop che aveva svelato a Joanna il piano della rapina.
IL VAGABONDO
(Der Stadtstreicher, RFT, 1965, b/n, 10’43”, v.o. sott. it.)
Regia: Rainer Werner Fassbinder
Con: Christoph Roser, Susanne Schimkus, Rainer Werner Fassbinder
La storia di un vagabondo che si muove in una Monaco autunnale e grigia. L’uomo trova una pistola e cerca di sbarazzarsene, ma due individui che l’hanno osservato per un po’ di tempo gli tolgono l’arma. Il film si conclude nell’Englischer Garten dove i due uomini si lanciano reciprocamente la pistola mentre il vagabondo, nel mezzo, cerca invano di afferrarla al volo. Fassbinder ha dichiarato di essersi ispirato a Le signe du lion di Eric Rohmer.
Sabato 3 dicembre 2016 RAI3 dalle 01.55 alle 6.00 (245’)
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto
presenta
A MARRIED LIFE
OVVERO, UN EQUIVOCO CHIAMATO AMORE
a cura di Simona Fina
con i film
I BAMBINI
(Die kinder, Germania occidentale, 1966, b/n, dur. 10’ 58”, v. o. sott. in italiano)
Regia: Edgar Reitz
Con: Christian Reitz, Johanna Usener
Le riprese di questo breve cortometraggio seguono alcuni bambini che si divertono a giocare a la parte dei grandi, atteggiandosi e parlando come loro.
MAHLZEITEN
(t.l. Tavola dell’amore, Germania occidentale, 1967, col., 90’, v. o. sott. in italiano)
Regia: Edgar Reitz
Sceneggiatura: Edgar Reitz , Alexandre Kluge e Hans Dieter Müller
Con: Heidi Stroh, Georg Hauke, Nina Frank, Ilona Schütze, Ruth von Zerboni, Peter Hohberger
«Il titolo fa riferimento alla voracità onnivora che divora e fagocita Rolf, il protagonista maschile soggiogato dalla personalità della compagna Elisabeth, tanto da venirne consumato (ad un tratto, nel corso del film, la donna si rivolge alla macchina da presa e dunque allo spettatore, dicendo: “L’uomo e la donna, un corpo unico”, indicando non tanto una simbiosi, bensì a una pratica di cannibalismo della seconda nei confronti del primo). Rolf è del tutto incapace di aderire al modello maschile desiderato dalla moglie e richiesto dalla società borghese, ovvero quello di padre e lavoratore esemplare, sempre pronto a soddisfare i desideri consumistici della famiglia. Finirà suicidandosi per soffocamento, come è facile evincere dalla sequenza “anticipatrice” che mostra alcune carpe fuoriuscire da una vasca da bagno. Stilisticamente il film è fortemente debitore dell’opera di Jean-Luc Godard, così come lo è, negli stessi anni, l’attività di Kluge.» (Claudio Di Minno).
PAURA DELLA PAURA
(Angst von der angst, Germania occidentale, 1975, co., dur. 88’ m02”, v. o. sott. in italiano)
Regia: Rainer Werner Fassbinder
Con: Margit Carstennsen, Brigitte Mira, Irm Hermann, Adrian Hoven, Ulrich Faulhaber
Una casa borghese, il salotto elegante e l’apparente normalità. Rinchiusa dentro la più classica delle prigioni domestiche, Margot è obbligata a stare bene, ad essere una moglie felice e una madre di famiglia irreprensibile. Come le ricordano ossessivamente suocera e cognata, “deve saper cucinare bene” ed “essere una brava donna di casa”. La vita quotidiana, però, inizia a diventare difficile. Ritratto sensibile di una figura femminile stritolata dai suoi obblighi borghesi, la cui ordinarietà repressa cela una personalità incapace di rimanere nei ranghi della sottomissione matrimoniale. Paura e angoscia esistenziale strisciano in casa e nella sua psiche, tingendo di nero panico la vita di Margot. Incapace di sottrarsi a tale prigionia, Margot riversa il suo rancore inespresso nel dispiegamento palese di svariate, piccole, irreversibili nevrosi.